Stiamo vivendo giorni duri, tristi e per molti anche drammatici e abbiamo la sensazione che una volta passata questa tempesta nulla sarà più come prima. Io, tuttavia, spero che saremo in grado di imparare da quello che sta succedendo, spero faremo tesoro di questa esperienza, e soprattutto che ci ricorderemo bene di cosa abbiamo fatto in passato per arrivare al punto in cui siamo oggi.
Il futuro che ci aspetta è fatto di distanziamento sociale, mascherine e contatti fisici ridotti al mimino. Tutto ciò è esattamente contro la nostra natura di esseri umani. Noi abbiamo bisogno, ci nutriamo di relazioni, di affettività fisica, di contatti. Senza tutto questo lentamente rinsecchiamo fino a spegnerci come una pianta senz’acqua. Questo virus ci ha colpiti laddove siamo più vulnerabili, la nostra stessa essenza di esseri umani.
Il virus ci ha costretto a fermarci, ad interrompere le nostre vite frenetiche, le nostre abitudini incentrate sul fare velocemente tutto senza sentire e senza pensare. Ci ha costretto a riscoprire i nostri figli, a stare con loro a viverli nella quotidianità senza il filtro di tate, nonni o insegnanti. Di riscoprire affetti familiari dimenticati nella frenesia del “Fare”, di riscoprire abbracci e tenerezze barattati in passato con riunioni e produttività. Ci sta dando una possibilità, forse ci sta dicendo che è arrivato il momento di rivedere un modello di vita e un modello di integrazione con la natura che, possiamo dire con certezza, non funziona.
Ci sono però delle caratteristiche umane che si sono radicate e hanno proliferato negli ultimi decenni e che ci hanno portato fino a qui, che potrebbero impedire o rendere difficoltoso questo processo.
Le prime due caratteristiche sono Arroganza e Presunzione. Abbiamo l’arroganza di pensarci al di sopra delle leggi della natura, abbiamo la presunzione di credere di poter controllare gli eventi naturali e di non imparare dai nostri errori. Usiamo l’arroganza per non sprofondare nell’angoscia di chi non sa chi è, non sa qual è il suo posto nella vita e che di conseguenza ha bisogno di controllare ciò che lo circonda.
La risposta invece è nell’accettazione di appartenere ad un sistema che va oltre noi esseri umani con la consapevolezza che se modifichiamo il sistema oltre la soglia di non ritorno il risultato è quello che stiamo toccando con mano ora.
Abbiamo perso l’equilibrio fra sviluppo e natura. La natura opera per selezione, mentre noi operiamo per conservazione: nessuno di noi è disposto a perdere chi ama, i nostri affetti nel nome di leggi naturali di selezione. Ci siamo evoluti pensando a modi per conservarci attraverso la scienza, la medicina, la tecnologia. Oggi però sembra chiaro che abbiamo perso di vista l’equilibrio fondamentale e necessario perché queste due polarità possano convivere in un unico sistema integrato e sano che è fondamentale per preservare la vita.
La natura è equilibrio e quando l’equilibrio non c’è più essa tende a ripristinarlo. Quando noi diventiamo ingombranti, invadenti, sfruttiamo la terra, i mari, le foreste, devastiamo le risorse naturali alteriamo quell’equilibrio che preserva la vita, la natura ce lo ricorda nell’unico modo in cui può farlo: per selezione.
L’altra caratteristica umana che sta infettando la nostra società molto più del Covid-19 è l’avidità.
L’avidità offusca le nostre menti, annienta i nostri sentimenti più umani. Quei sentimenti che stiamo vedendo oggi nelle persone che si occupano degli altri in mille modi e in mille forme, quei sentimenti che sono nei nostri cuori e che fanno parte integrante del nostro DNA di esseri umani.
L’avidità ci confonde e allora ci buttiamo in guerre fratricide, lasciamo che ogni giorno muoiano anziani, donne, bambini perché denutriti, perché abbandonati a loro stessi perché inutili o di ostacolo alla nostra necessità di possesso, di potere, di denaro.
Potremmo essere tentati di pensare che cambiare tutto ciò non dipenda da noi, ma è evidente che non è così. Ognuno è responsabile del proprio pezzetto, ognuno è responsabile di guardare la propria vita e di capire dove ha perso quell’equilibrio fra sé stesso e il vivere in armonia con il proprio ambiente.
Quando saremo sopraffatti dall’ansia e dallo stress, quando sentiremo che nelle nostre vite il piacere ed il benessere non sono presenti, quando scambieremo un abbraccio con chi amiamo per un qualche bene effimero, vorrà dire che la lezione del 2020 come tante lezioni in passato non l’abbiamo imparata.
Se così sarà, forse, potrebbe sorgere il dubbio che a portarci all’estinzione non sarà qualche evento naturale eccezionale ma molto più banalmente e semplicemente la nostra umana stupidità.